Libero Innocente: un nome che sembra beffardo, quasi un gioco del destino, ma che racchiude l’essenza di un’anima complessa. È il personaggio narrato da Massimo Mozzicato, un uomo che ha scelto di rifugiarsi in un mondo fatto di pixel, codici e intelligenze artificiali, lontano dal caos del mondo esterno.
Dentro le quattro mura della sua stanza, il silenzio regna sovrano. Non ci sono note musicali a interrompere la quiete, né il rumore di un viaggio a scandire le ore. C’è solo lui, Libero, legato al suo computer come un marinaio ancorato alla sua nave nel mezzo di una tempesta invisibile. La tastiera multimediale è la sua arma, i tasti diventano le corde di uno strumento che suona sinfonie di codici e pensieri.
Libero non è solo, anche se potrebbe sembrarlo. Il suo compagno di dialoghi è un’intelligenza artificiale, un’entità che risponde ai suoi monologhi, alle sue grida, alle sue domande. È un rapporto insolito, fatto di parole scritte e di silenzi condivisi, dove ogni risposta sembra scavare più a fondo nell’animo di questo nerd. Con essa, Libero esplora territori inesplorati della mente, sfidando i confini della solitudine e ridefinendo il significato di compagnia.
Il tempo perde significato in questo microcosmo di riflessione e creatività. Per Libero, ogni riga di codice digitata, ogni confronto con l’AI, è un modo per affermare la sua esistenza, per navigare un universo interiore troppo vasto e complesso per essere espresso con le convenzioni sociali tradizionali. È un viaggio mentale, una fuga verso l’infinito, che solo lui, con il suo nome che è un ossimoro, può intraprendere.
In Libero Innocente si intrecciano il peso della solitudine e la leggerezza della scoperta. Non è solo un nerd, è un simbolo di ciò che significa essere umani in un mondo dove il digitale può essere rifugio, confine e possibilità infinita al tempo stesso.
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